Il 4 Ottobre 2022 Core Informatica, azienda del Gruppo NetCom, ha avuto l’occasione di essere ospitata per una visita al Museo dell’artigianato Valdostano, dove ha potuto ammirarne la bellezza e anche il grosso potenziale. Infatti, il MAV lo scorso giugno ha subito una radicale trasformazione che mette in risalto tutti i manufatti che ha al suo interno. La struttura offre un’esperienza completa all’utente il quale viene trasportato in un vero proprio viaggio nel tempo nella tradizione artigianale valdostana, che tuttavia è ben radicata e presente fino ai giorni nostri. Il museo è strutturato in un singolo percorso di visita che si divide in reparti ben precisi ma uniti tra di loro con estrema armonia e coerenza.
Ma chi meglio può parlarci e spiegarci di questo vero e proprio ‘’gioiello’’, incastonato tra i bellissimi panorami di Fenis, della responsabile Tutela patrimonio, Barbara Bernardi Gra Tonetti, che non solo è stata impeccabile nello spiegarci il Museo nei suoi particolari, ma ha anche rilasciato una breve intervista.
- Qual è la Storia del Museo? Quando è stato fondato e qual è stata la sua evoluzione fino ai giorni nostri?
<<Già a partire da fine Ottocento viene sentita da diversi intellettuali valdostani, quali Amedée Berthod, Robert Berton e Jules Brocherel, la necessità di un luogo che raccontasse e conservasse l’arte popolare valdostana. Nasce così l’idea del MAV, area culturale dell’IVAT – Institut Valdôtain de l’Artisanat de Tradition, che venne inaugurato all’inizio del 2009. Dalla sua apertura il museo si è sempre prodigato non solo nella divulgazione e tutela del patrimonio artigianale, ma ha partecipato a diversi progetti per la valorizzazione del territorio e miglioramenti in ambito di accessibilità museale, dimostrandosi così un luogo attivo, partecipato e innovativo nelle sue scelte.>>
- Quali percorsi espositivi offre il Museo?
<<Il percorso espositivo attuale si sviluppa al piano seminterrato per un’area di circa 500mq. Dopo il corridoio che mette in evidenza alcune delle attività e dei progetti più importanti a cui il museo ha preso parte, il visitatore inizia il percorso nella prima sezione dedicata alla Memoria. La sezione ospita esclusivamente manufatti della Collezione Brocherel, proprietà del Museo Civico di Arte Antica e Palazzo Madama, che ripercorrono le scelte collezionistiche di Jules Brocherel, personaggio eclettico del panorama valdostano, e l’ordinamento del catalogo della mostra di Arte Popolare Valdostana, tenutasi nel 1937.
A seguire il visitatore incontra la sezione dedicata alla Materia, dove vengono illustrate le materie prime dell’artigianato di tradizione: Tessuti, Legno, Pietra e Ferro. La sezione è tattile, per permettere al visitatore di comprendere al meglio l’origine dei manufatti, attraverso testi sulle filiere produttive e dati più specifici sulle produzioni.
Si incontra poi la sezione dedicata alla Forma, nelle cui teche viene analizzato il percorso evolutivo di alcuni manufatti, la scelta di alcune forme legate all’utilizzo del manufatto, la reiterazione della forma di un oggetto, l’equilibrio insito nelle produzioni artigianali legato all’importanza di alcuni decori e l’ingegnosità dietro alla realizzazione di utensili o manufatti per la semplificazione di alcuni mestieri.
La sezione successiva analizza il Gesto, il lavoro e il sapere dell’artigiano nella produzione del manufatto. Le aree mettono in evidenza la tessitura, la scultura, la creazione dei sabot, l’intaglio e la tornitura. Ogni area si presenta con attrezzi da lavoro e produzioni ultimate e, inoltre, è a disposizione degli artigiani per svolgere dimostrazioni o anche solo animare lo spazio con il loro sapere artigianale.
L’ultima sezione dell’esposizione permanente è dedicata alla Bellezza, anticipata dall’Avanguardia dove sono messi a valore artigiani che con le loro creazioni hanno precorso i tempi. Nella Bellezza, invece si analizza l’idea del bello attraverso il concetto di oggetto “giusto”, ben fatto, equilibrato, che allo stesso tempo incarna i valori di una società.
Il percorso si chiude, infine, con una stanza dedicata alle esposizioni temporanee, oggetto di revisione continua da parte dell’équipe.>>
- Come il recente restyling ha migliorato la fruizione del museo?
<<Innanzi tutto, il museo ha cambiato veste: il locale di accoglienza è più luminoso e più attraente rispetto all’ubicazione precedente, e gli spazi espositivi sono riconoscibili attraverso dei colori pastello gioviali, che rendono i locali espositivi più luminosi.
In secondo luogo sono cambiati i contenuti. Inizialmente il museo proponeva al visitatore un’immersione nella casa valdostana, nella comunità per poi aprirsi all’artigianato artistico, attraverso un allestimento moderno e lineare che non prevedeva ricostruzioni, ma che con luci puntuali lasciava la parola agli oggetti esposti. Il nuovo allestimento vuole invece stimolare il visitatore ad una riflessione sulla produzione di oggetti ormai noti, sulla storia dell’artigianato e sulle scelte e le gestualità degli artigiani.>>
- Tra i percorsi del Museo quale è secondo te quello più bello e anche più interessante agli occhi di un visitatore?
<<Secondo me le sezioni di maggiore interesse per il pubblico sono la Materia e il Gesto, dove il visitatore ha la possibilità di una maggiore interazione. La prima, perché, oltre a poter conoscere i materiali in modo diretto permette al visitatore di immergersi all’interno di una ricostruzione del bosco, interagendo così con lo spazio museale. Il Gesto diventa di maggiore attrattiva nel momento in cui un artigiano mostra il suo savoir-faire: il visitatore entra in contatto con il mondo artigianale vivo e può interagire anche con il protagonista, appagando le sue curiosità.>>
- Cosa rende, secondo te, questo Museo unico del suo genere?
<<Il MAV si presenta come un museo partecipato, in quanto alcuni dei manufatti esposti provengono da collezioni pubbliche e private. La linea moderna dell’allestimento, la presenza di alcune teche volutamente prive del vetro per non discostare dai visitatori gli oggetti utilizzati dall’uomo sino a poco tempo fa, se non ancora in uso, e la partecipazione a molteplici attività fanno del MAV un museo vivo e dinamico.>>
- In ottica del progetto Media, quali miglioramenti vi aspettate?
<<Il coinvolgimento nel progetto ci permette di partecipare attivamente in collaborazione con enti importanti e credo che possa portare benefici in termini di fruibilità multimediale, sperimentando tecnologie per noi nuove.>>
Dalle parole di Barbara si evince che il Museo Archeologico Valdostano è il prototipo perfetto per lo sviluppo di strumenti tecnologici avanzati e di facile accesso con cui progettare un museo 3.0 diffuso sul territorio, ma soprattutto sviluppare un nuovo tipo di coinvolgimento al visitatore grazie all’uso di tecnologie innovative.
Core Informatica è capofila del progetto MEDIA e il suo coinvolgimento è di primario rilievo. Infatti l’azienda mette a disposizione del progetto una team di professionisti con competenze pluriennali nel settore IT, dotati di competenze complementari tra esse che coprono tutti i livelli dello stack tecnologico, dalle reti di telecomunicazione (Wired, WI-Fi, 4-5G, ecc.), ai protocolli utilizzati per la trasmissione delle informazioni (Bluetooth, LORA, ecc.), fino al livello applicativo (HTTP, MQTT, ecc.) e le attività di ricerca e progettazione funzionali al progetto MEDIA. Il personale coinvolto ha già partecipato a progetti innovativi in ambito della valorizzazione del patrimonio culturale contribuendo ad importanti risultati aziendali nel segmento Ricerca e Sviluppo.
Il contributo di ‘’know how tecnologico’’ che l’azienda mette a disposizione combinato ai contributi accademici degli importanti atenei coinvolti, il Politecnico di Torino e l’Università della Valle d’Aosta, permetteranno a questo bellissimo museo di diventare un punto di riferimento nazionale per quanto riguarda la fruizione del digitale e rendono di conseguenza le tecnologie, proposte nel progetto MEDIA, un elemento di frontiera nel panorama scientifico anche a livello internazionale.